fbpx

Il Natale ci fa tornare bambini. Il cavallo ci fa tornare essere umani.

Ho incontrato queste parole di Massimo Recalcati...

Il nostro tempo è bizzarro. La scienza ha raffinato gli strumenti della cura... Che, però, rischiano di oscurare la dimensione della relazione, la capacità di essere in rapporto. C’è cura quando c’è attenzione per il particolare, per il nome proprio, per il volto, il corpo, il desiderio dell’altro. La cura rompe il dominio dell’universale, il feticismo dei numeri.

La cura non significa tanto normalizzare, rimettere nel giusto ordine le cose, il gesto più alto della cura è quello di farci rialzare, è la possibilità che noi diamo alla vita di ripartire.

Ho pensato che per chi ama i cavalli la cura sono proprio loro. I loro respiri, il loro calore, il loro modo mai scontato di farsi capire o di farsi amare (e spesso le cose coincidono).

Quante volte ti danno la possibilità di toglierti ogni certezza e allo stesso tempo ti restituiscono la grazia di chi vuole, con umiltà e semplicità, imparare.

Gli zoccoli che battono sulle porte del box, il nitrito che segna l’ora del fieno, la struggente felicità di galoppare sul fango del pascolo, le narici che annusano il cucciolo d’uomo che si avvicina e lo tocca. Il Natale è attesa e trascendenza. Un cavallo è costanza e immanenza. Il Natale ci fa tornare bambini. Il cavallo ci fa tornare essere umani.

Auguri dalla TRHA

Albano Ricci